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IL PRIMO CARMELO FEMMINILE A BARI: MONASTERO DI SAN GIUSEPPE IN VIA DE ROSSI Fondato nel 1646 per l’interessamento e il munifico aiuto del Principe Benedetto D’Angelis, Barone di Bitetto e Carbonara, fu dedicato ai Santi Giuseppe e Teresa. Non era ancora ultimata la costruzione, quando le Carmelitane ne presero possesso, sobbarcandosi a non pochi sacrifici. « Sappiamo infatti dalle antiche memorie – si legge in un manoscritto di Sr. M. Rosa di Gesù Bambino conservato dalla fine dell’800 nell’Archivio del Monastero – che queste piissime religiose recitavano l’Ufficio Divino e facevano l’orazione mentale nel coro privo d’inginocchiatoi e di stalli, e con le finestre sfornite d’intelaiature e di vetri, cosicché erano costrette a sedersi ed appoggiarsi su grossi tufi ed. a godersi le correnti di aria gelata e la pioggia d’inverno o il sole nei mesi d’estate, perchè i lavori andavano molto per le lunghe, per mancanza di mezzi. Ma quelle religiose penitenti ricevevano tutto come dono di Dio e non se ne lamentavano. Solo col tempo e con le economie del monastero ogni cosa fu portata a compimento». Fra le Religiose designate dal Preposito Generale P. Mattia di S. Francesco per questa nuova fondazione, spicca la figura della Superiora, la Ven. Madre Francesca Teresa di Gesù, al secolo Donna Giovanna De Morra, principessa napoletana, detta la « regola vivente » per l’esattezza ed il fervore della sua osservanza regolare. Già precedentemente era stata chia-mata dal Monastero di S. Giuseppe a Pontecorvo di Napoli a fondare quello di S. Teresa alle Quattro Fontane di Roma (1621) e quello di Lecce (1631) intitolato ai Santi Nicola e Teresa. Durante il viaggio da Roma a Lecce aveva sostato a Bari presso le Clarisse ed aveva predetto « che di lì a, non molti anni sarebbe tornata a Bari e che quivi sarebbero rimaste sepolte le sue ossa. Infatti il giorno 10 aprile 1646 la piissima Madre veniva ad effettuare la desiderata fondazione. L’umile religiosa, per evitare ricevimenti ed onori, quali vi erano stati a Lecce al suo arrivo, giunse a Bari di notte, accompagnata dalla Madre Suor Maria Maddalena della Croce in qualità di Sottopriora e dalla conversa Suor Agnese della Madre di Dio.Morì all’età di 63 anni in uno slancio di divino amore, favorita da celesti visioni. Sembrava che nella sua cella vi fosse il paradiso, tanta era la luce che vi si spandeva. Le sue ultime parole alle Religiose furono: «Osservanza, mie figlie, se volete che lo Spo-so venga ad assidersi al vostro capezzale in morte, secondo la promessa da Lui fatta alla nostra S. Madre Teresa». (cfr. Biografia inedita della Fondatrice, scritta da Sr. M. Rosa di G. B. verso la fine dell’800. Archivio del monastero di Via De Rossi).Molte furono le anime elette fiorite in questo monastero, e che si dedicarono, come riferiscono le memorie, « con eroico slancio all’osservanza della loro regola in assoluta povertà, in soave obbedienza, in umile semplicità». La semplicità era tale «che le grazie mistiche più eccezionali di cui il Signore le favoriva, sembravano loro cose assolutamente comuni a tutte e naturali…».Tra le altre va ricordata Suor Anna Teresa di S. Benedetto per il miracolo da lei ottenuto ad intercessione di S. Giovanni della Croce e che giovò ad affrettare la canonizzazione del N. S. Padre . In data 25 settembre 1705, la Sacra Congregazione dei Religiosi concesse di ricevere delle educande in ala separata del Monastero, ferme restanti le prescrizioni della clausura. Questa eccezionale facoltà, confermata da Clemente XI il 12 settembre 1710, permise di esplicare un fervido apostolato fino a quando non vennero a turbare e poi a stroncare ogni attività le inique leggi del 1810 e del 1866. Le Religiose, però, restarono in sede ancora diversi anni. Nel 1888, in seguito a decreto di espulsione del Ministro dei Culti Zanardelli, erano costrette a lasciare il Monastero.Le piissime Carmelitane, fiduciose nella Provvidenza, si ritirarono presso le Suore Stimmatine a Modugno, (Bari), dove nel silenzio, nella preghiera e nella penitenza si prepararono a fondare un altro Carmelo a Bari.Il 6 marzo 1889, dopo un brevissimo soggiorno nell’antico monastero, sì trasferirono in una sede provvisoria in Piazza del Gesù, dove cominciarono ad accogliere le prime postulanti. Le Religiose raggiunsero presto il numero di ventuno: troppe per una casa assai modesta, Si pensò allora ad una nuova costruzione, che fu realizzata in Via De Rossi ed inaugurata col titolo di S. Giuseppe il 14 agosto 1901.La Comunità del monastero dei Santi Giuseppe e Teresa si estinse, per mancanza di vocazioni. L’ultima monaca professa e tre Sorelle converse senza voti, furono accolte in Via De Rossi nel 1926, quando il Comune s’impadronì dei locali che, già in rovina, furono poi del tutto demoliti.Il Carmelo di Via De Rossi, invece, si distinse subito per rigogliosa vitalità. In un complesso edilizio imponente e funzionale, annesso al nuovo monastero e alla bella Chiesa, sorgeva l’educandato, dal quale doveva poi nascere il primo nucleo della G. Femminile di Azione Cattolica barese. Si rinnovava così la antica tradizione, che le Madri Fondatrici avevano già riaffermata fin dal 1893 nella casa di Piazza del Gesù non intenzionalmente, ma portate da circostanze ed eventi chiaramente indicativi dei piani della Provvidenza. Restava, però, da risolvere una delicata questione giuridica: sotto quale aspetto il monastero poteva, considerarsi propriamente del secondo Ordine Carmelitano?L’educandato richiedeva un’attività non certo consona con lo spirito e la vita del Carmelo, e imponeva dei limiti alla clausura. Per questi motivi, la nuova fondazione, con rescritto del 7 aprile 1902, era stata semplicemente riconosciuta come Casa religiosa di Carmelitane Scalze, «godendo per grazia dei privilegi spirituali dei Monasteri del secondo Ordine». Le Religiose, invece, e specialmente le Fondatrici, aspiravano a far parte pienamente del secondo Ordine Carmelitano; s’industriarono, perciò, a più riprese, per ottenere tale riconoscimento. Questo finalmente fu loro concesso il 21 aprile 1932, mentre era Generale dell’Ordine il P. Guglielmo di S. Alberto, per vivo interessamento di Mons. Curi, Arcivescovo di Bari, e del P. Eugenio di S. Giovanni della Croce, Procuratore Generale. La S. Congregazione dei
MATINO (LECCE) Il 25 novembre 1951 sorgeva, per volontà e liberalità di Gina Sergio e del fratello Serafino, un nuovo Carmelo a Matino (Lecce). Quattro Suore del vicino Monastero di Gallipoli formavano la prima Comunità. La costruzione della Chiesa, dedicata al S. Bambino di Praga, è stata portata a termine e inaugurata il 13 ottobre 1957. Ulteriori informazioni le trovi scaricando il file seguente: Monastero Matino
MONASTERO DI SAN SIMONE (LECCE) Il 29 maggio 1931 dal Monastero di Gallipoli fu fondato quello di S. Simone di Tuglie (Lecce, sotto il titolo del S. Cuore di Gesù e di S. Teresa del B. Gesù.
MONASTERO DI GALLIPOLI (LECCE) Fu fondato il 27 maggio 1692, sotto il titolo dei SS. Nomi di Gesù, Maria, Giuseppe, da Mons. Antonio Perez a Lastra. E’ famoso per un fatto prodigioso avvenuto nella notte del 15 gennaio 1910, mentre versava in estrema povertà. La M. Priora aveva indetto un triduo in onore della SS. Trinità, affidandosi all’intercessione di Suor Teresa di G. B., la cui vita era stata letta in Comunità pochi mesi prima. Il Triduo di preghiere terminava proprio il 16 gennaio, festa del SS. Nome di Gesù.Vagliato scrupolosamente e riconosciuto autentico dall’Autorità Ecclesiastica, servì per la beatificazione della piccola Santa di Lisieux. Ecco come lo narra con semplicità e candore la Madre Carmela del Cuore di Gesù, Superiora del Monastero, in una lettera alla Madre Agnese di Gesù, sorella della Santina: Monastero di S. Teresa – Gallipoli – (Lecce) – 16 gennaio 1910 Il Signore ha voluto glorificare la sua serva accordando un miracolo alla nostra Comunità. Le mando la relazione del miracolo avvenuto in nostro favore.Ma a Roma trovasi un documento importante, firmato non solo da tutte le nostre suore, ma ancora dall’Illustrissimo Mons. Vescovo e da una commissione di Reverendi.La notte del 16 corrente la passai maluccio, a motivo delle mie sofferenze fisiche e preoccupata da gravi difficoltà. Erano sonate le tre, e, quasi interamente esaurita di forze, mi sollevai alquanto sul letto come per respirare un po’ meglio; poi mi addormen-tai, ed in sogno mi parve di sentirmi toccare da una mano che, tirandomi le coperte sul viso, mi copriva con tenerezza. Credetti che una delle mie consorelle fosse venuta a farmi questa carità, e le dissi senza aprir gli occhi : « Mi lasci, di grazia, non mi scomponi, perchè questo mi farebbe assai male; sono tutta in sudore ». Allora una voce sconosciuta mi rispose: « No, figlia mia, questo non fa male, e non è punto pericoloso », e continuando a coprirmi, e sorridendo, soggiunse: « Mi ascolti, figlia mia : Dio si serve degli abitanti celesti come dei terreni; eccole 500 lire colle quali pagherà il debito della sua Comunità ». E avendole io risposto che il debito della Comunità non era che di 300 lire, ella disse : « Ebbene, il resto sarà in più; ma perchè questo danaro non può tenerlo in cella, venga con me». Senza risposta, pensai: « Ma come devo fare ad alzarmi, che sono tutta sudata ? ». E quella celeste visione penetrando nel mio pensiero, e, pur sorridendo, proferì la parola bilocazione; ed io mi trovai all’istante fuori di cella, in compagnia di una suora Carmelitana, dai cui abiti e dal cui velo usciva uno splendore di Paradiso, che servì per illluminare il cammino. Mi condusse giù nella stanza della Ruota, mi fece aprire una cassettina di legno che conteneva la nota del debito della Comunità e mi consegnò 500 lire.La guardai stupefatta, e mi prostrai per ringraziarla dicendole « Santa Madre mia ». Ma aiutandomi a rialzarmi, ed accarezzandomi affettuosamente riprese : « No, figlia mia, non sono la Santa Madre, sono la serva di Dio Suor Teresa di Lisieux. Oggi è festa in Cielo e sulla terra, perchè è ìl Nome di Gesù». Tutta meravigliata e commossa, non sapendo che dire, più col pensiero che colle parole: « Oh mamma mia – esclamai – queste violenze continue » ma non potei proseguire.Allora. l’angelica Suora, toccandomi con la mano la spalla, e sorridendomi : «Figlia mia, – disse, – vuoi forse lasciare la via certa per l’incerta? ». Posandomi poi la sua mano sul velo come per accomodarmelo, e per farmi un’ultima carezza fraterna, si allontanò lentamente : « Aspetti – le dissi – potrebbe sbagliare strada »; ma con un sorriso angelico mi rispose : « No, no, figlia mia, la mia via è sicura, non mi sono ingannata seguendola».Mi svegliai, e nonostante la mia debolezza estrema mi alzai, scesi in coro, e feci la Santa Comunione. Le religiose mi guardavano, e vedendomi in uno stato di salute da far pietà, volevano far chiamare il medico. Passai di sagrestia, e incontrando le due sagrestane che volevano assolutamente mandarmi a letto, e richiamare il medico, io, per evitare tutto ciò, dissi loro come mi avesse molto commossa l’impressione di un sogno che raccontai loro con tutta semplicità. Quelle religiose mi supplicarono d’andare ad aprire la cassettina, ma risposi che non si doveva credere ai sogni, e che il farlo sarebbe stato un male; le loro istanze però furono tali che per pura compiacenza obbedii. Andai nella stanza della ruota, aprii la cassettina e vi trovai realmente la somma miracolosa di 500 lire. Lascio considerare a Lei il restoSuor M. Carmela del S. Cuore di Gesù. Alla relazione che per obbedienza M. Carmela dovette inviare al Carmelo di Lisieux, M. Agnese così rispondeva. Ci siamo commosse fino alle lacrime; la nostra piccola Teresa quando era ancora quaggiù ci aveva detto: « Se la mia via di confidenza e di amore è sospetta, vi prometto di non lasciarvi nell’errore, tornerò per avvertirvi; se essa è sicura, voi lo saprete ugualmente ». Ed ecco che a Voi, Madre carissima in Gesù, quest’Angelo viene a dire ciò che essa è « La mia via è sicura, non mi sono ingannata ». Forse non avete dato che un senso letterale a questa frase, ma qui è stato ben differente. Ciò che desta maggiormente la mia ammirazione, è che ella sia venuta a dirci questo proprio al momento in cui ci si occupa della sua Causa, in cui si sta studiando la sua «Via» Il fatto di così grande interesse, sia per il miracolo in sè che per la celeste conferma del valore spirituale del messaggio teresiano, fu efficacemente ricordato nel suo 50° anniversario per iniziativa del pio Vescovo della città S. Ecc. Rev.ma Mons. Pasquale Quaremba in tutta la Diocesi di Gallipoli nel 1961. Per l’occasione fu indetta una settimana di studio e di preghiere che suscitò nuovo fervore di vita interiore e commosso entusiasmo.Le manifestazioni
IL MONASTERO DI S. TERESA NUOVA IN VIA AMENDOLA A BARI « Voglio che il suolo di questa Casa venga calpestato dalle Figlie di S. Teresa d’Avila ». Questo fu l’anelito degli ultimi anni di vita, e « l’ultima volontà testamentaria espressa sul letto di morte dall’illustreCav. Giuseppe Gimma, alla sua nobile e diletta Calò (…). Il buon Dio accolse il pio desiderio del Signor Giuseppe Gimma. Il suo avito palazzo, trasformato in un piccolo Carmelo, dopo appena tre anni dal suo decesso, avvenuto in Bari il 10 maggio 1917. La Signora Antonietta Calò, mantenendo fede alla volontà del consorte, propose subito il progetto della nuova fondazione a Mons. Giulio Vaccaro, allora Arcivescovo di Bari, che lo approvò di buon grado.La Fondatrice del monastero fu la stessa figlia dei coniugi Gimma, Suor Teresa di Gesù. Nata il 10 marzo 1880, aveva apportato ai suoi genitori, provati dalla perdita di due figli, nuova gioia e nuove speranze. Le fu imposto il nome di Teresa.A 18 anni chiese di entrare a far parte delle Figlie di S. Teresa. Tale richiesta, com’era da prevedersi, mise lo scompiglio nella serena casa dei coniugi Gimma, i quali guardavano alla figliuola, come all’unica erede del loro casato.« Alla mente dei coniugi Gimma, si prospettò il vuoto più desolante per la separazione dalla loro unica figlia. Le speranze più rosee per un luminoso avvenire, s’infransero ad un tratto, e il loro nido di amore divenne freddo per il temuto distacco che tra poco doveva avvenire. Furono escogitati vari mezzi per sviare dal cuore della giovane Teresa la vocazione religiosa, ma nulla bastò a rimuovere dalla sua nobile decisione la futura Carmelitana, che disprezzando quanto il mondo poteva offrirle, nel fiore dei suoi anni, il 29 maggio 1898, sorretta da una forza arcana varcò la soglia benedetta del Carmelo di S. Giuseppe in Bari… ».« Dopo il Postulato, che fu abbastanza prolungato per le preghiere del Cav. Gimma, che- sperava e attendeva il ritorno della sua amata figlia nell’avita Casa, Teresa potè finalmente vestire le Sacre lane del Carmelo, tra l’ammirazione e l’entusiasmo di quanti la conoscevano. Le fu conservato il nome di battesimo per le istanze ancora del suo papà ».Quando le giunse, il 13 luglio 1920, il comando formale da parte dell’Arcivescovo di lasciare il suo monastero per dare vita al nuovo Carmelo, Suor Teresa lasciò subito (14 luglio 1920) l’amato Chiostro, « dopo ventidue anni di pace e di gioie intime, gustate nella dolce oasi di S. Giuseppe », e fece ritorno alla casa paterna.« Il giorno seguente, 15 luglio, per espressa volontà di S. Eccellenza, Mons. Vaccaro, venne celebrata la prima S. Messa nella cappellina improvvisata del Palazzo Gimma (…). In quello stesso giorno, Sua Eccellenza fece pervenire una lettera a Suor Teresa, promettendo di proteggere la nascente opera ed invitandola ad iniziare i lavori di trasformazione del Palazzo » (Archivio del Monast.Ben presto fu formata la Comunità, secondo le leggi carmelitane. Nel 1932, l’Arcivescovo Augusto Curi, d’accordo coi Superiori dell’Ordine, decise di trasferire le Religiose in altro luogo, lontano dalla città. Fu acquistata l’attuale villa ed ampliata e modificata secondo le esigenze. La Comunità lasciò il Palazzo Gimma, e si trasferì in Via Salerno nel 1935.Il 5 giugno 1938, le Religiose emisero i voti. solenni, e dieci anni dopo, nel 1948, il primo dicembre, la M. Fondatrice, che aveva già visto prosperare la sua opera, dopo una vita edificantissima, rese la sua anima a Dio.Il 22 aprile 1954, il Monastero fu posto sotto la giurisdizione dell’Ordine.Infine, nel 1959, la Comunità si trasferì in una nuova Casa, costruita nella stessa proprietà di Via Salerno (oggi Via Amendola), acquistata nel 1934.