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CONVENTO DI BARI Il Convento di Bari (2 marzo 1630) fu il primo sorto dopo la erezione della Provincia religiosa. Fondato presso la Chiesa di S. Giovanni Battista nell’attuale Bari Vecchia, venne poi lasciato avendo optato i Padri per una sede più centrale, la cui Chiesa conserva tuttora col titolo di S. Teresa. Soppresso nel 1810, non venne più ripreso. Nel 1930 ebbe inizio un’altra fondazione, col titolo della Vergine del Carmelo e di S. Teresa del Bambino Gesù, in via Napoli nella zona periferica della città sotto la immediata giurisdizione del Definitorio Generale, con lo scopo « di dare ai nostri missionari che sbarcano a Brindisi e spesso ripartono dallo stesso porto, una casa propria, e con la casa le comodità di espletare tutte le formalità necessarie prima di rimettersi in viaggio ».Sulla prima pietra, benedetta nel 1935 dall’Arcivescovo Marcello Mimmi, poi Cardinale, fu incisa la seguente epigrafe: « A. D. MCMXXXV – Domus Missionum ad Orientales Gentes – Patrum Carmelitarum Excalceatorum ».In quello stesso anno il Conventino e l’angusta chiesetta provvisoria, costruiti ex novo, erano affidati ai Padri della Provincia Veneta; ma, con decreto del Ven. Definitorio Generale del 25 ottobre 1938 passavano de jure e de facto alla diretta dipendenza della Provincia napoletana. I nostri religiosi portarono il fervore della vita teresiana e si dedicarono con zelo ad un’autentica opera di bonifica morale in una zona materialmente povera e spiritualmente assai arida. Nel 1940 il pio Arcivescovo vi costituì la Parrocchia, affidando ai Padri la cura di circa trentamila anime!S’imponeva allora la costruzione di una nuova ampia chiesa e di locali efficienti per gli uffici parrocchiali. Molto si lavorò a tale scopo, fra innumerevoli difficoltà e per lungo tempo, prodigando le migliori energie. Finalmente il 18 aprile 1956, festa del Patrocinio di S. Giuseppe, con solennità e austerità di riti, si procedeva alla posa della prima pietra, benedetta dall’Arcivescovo Enrico Nicodemo, che nel discorso di occasione si compiaceva vivamente del bene operato dai Carmelitani Scalzi « in una parrocchia più vasta di alcune diocesi », ed aveva schiette parole di elogio per il dinamico Parroco, P. Egidio di S. Teresa. Il 5 dicembre 1961 la Chiesa, dedicata alla Madonna del Carmelo e a S. Teresa di Gesù Bambino, era benedetta ed aperta al culto dallo stesso Arcivescovo. La costruzione, moderna, euritmica e maestosa, eseguita su progetto dell’architetto Enrico Del Debbio di Roma, si eleva su un’area di 2500 mq. ed ha una capienza di circa 2000 posti a sedere. Oggi è stata già arricchita di pregevoli lavori di cesello a sbalzo – quali il Crocefisso e il paliotto dell’altare maggiore, i pannelli della Via Crucis e le porticine dei cibori – opera di Arturo Martorelli, uno dei migliori artisti napoletani, allievo prediletto del grande scultore napoletano Vincenzo Gemito (cfr. « Il Mattino » 1 novembre 1959).
Cenni storici della chiesa dell’Annunziata e la venuta di Benedetto XIII Nel 1319, regnando Roberto d’Angiò, l’università di Maddaloni eresse la Chiesa dell’Annunziata, alla quale nel 1331 il vescovo Benvenuto voleva aggiungere un ospedale per i pellegrini ed un monastero di Vergini. Da principio la Chiesa era servita da secolari, ma nel 1499 il conte Gianantonio-Carafa la fece cedere al Padri Domenicani di Lombardia, come é chiaramente dimostrato dall’analoga bolla di Papa Alessandro VI, per cui essi rimasero alla direzione della Chiesa tre secoli e più, sino all’abolizione del convento. Nel 1605 il Duca Marzio I, restaurò il Tempio. Tuttora si ammira la bellissima soffitta, opera pregevolissima del fiorentino Giovanni Balducci, discepolo del Naldini, protetto da Alessandro dei Medici,che fu poi Papa Leone XI. Detta soffitta che ha un fare Michelangiolesco, ha un colorito bellissimo che risalta benissimo alla distanza di oltre tre secoli. Essa contiene sette grandi quadri in lunghezza raffiguranti il primo, dall’altare, Geremia, il secondo la nascita della Vergine, il terzo Isaia, segue nel centro, davvero imponenete, la coronazione di Maria in Cielo, Davide, la vestizione della Vergine ed in ultimo Salamone. Nella cappella di riscontro si rileva un bellissimo quadro della Vergine del Rosario, circondato di misteri, a fianco trovasi S.Domenico e S.Rosa da Lima, con a piedi il Pontefice S.S.Pio V, nell’atto d’inginocchiarsi; a sinistra é il popolo che recita il Rosario. In questa cappella celebrò Benedetto XIII, come vedremo in seguito, circa la sua venuta a Maddaloni. Fra i tanti lavori in pittura e in marmo, vi è un bassorilievo a grandezza naturale, rappresentante la Madonna delle Grazie, pregevole opera che rimonta al 1537. Oltre al coro d’ingente valore artistico é l’organo maestoso ricco di arte e di oro. Questo tesoro di arte,fu valutato non é guari,dal Sopraindente delle Antichità, comm. prof. Chierici, per oltre 15 milioni, e il Tempio fu dichiarato Monumento Nazionale. Questa monumentale basilica di rilevante valore artistico, fu visitata nel marzo 1727 da S.S.Benedetto XIII di casa Orsini, napoletano, venuto a Maddaloni in forma pubblica. Lo precedeva il SS. Sacramento portato da un prelato a cavallo,fiancheggiato da due altri con lampade accese e seguito da altre carrozze e lettighe con cardinali, prelati e signori romani ed un lungo seguito di cavalieri. Papa Benedetto XIII si recò al monastero dei Domenicani, di sua religione, nel cui chiostro si trattenne col Duca di Maddaloni,Marzio Domenico IV e poi si ritirò nelle sue stanze. L’Imperatore Carlo VI, che in quel tempo era a capo del reame aveva ordinato che il Pontefice fosse servito di ogni cosa, ma il Papa nulla volle per sé, essendo uomo frugalissimo e, non mangiando che legumi, si contentò di piccoli pesci preparati dal suo laico. Il dopo pranzo giunsero i cavalieri rappresentanti la città di Napoli, con numerosa compagnia a fare atto di omaggio e furono benignamente e con benedizioni accolti. Il giorno dopo, il Papa scese in Chiesa a celebrare sull’altare della SS. Vergine dei Rosario, ove lasciò tesori d’indulgenza, presenti non solo i cavalieri della città di Napoli, ma molta nobiltà venuta anche da lontano. Nelle ore pomeridiane, fattosi sul verone che dà sulla piazza, benedisse più volte il popolo numerosissimo, accorso anche dai dintorni. Nella mattinata del terzo giorno il Pontefice prese la via di Benevento, sua primaria sede Arcivescovile, seguito dalla popolazione per molte miglia che si affollava lungo la strada dei campi, abbattendo come una marea, siepi e barriere, per avere la benedizione. Benedetto XIII ritornò in incognito ancora una volta a Maddaloni, fermandosi per un solo giorno. (da: L.BRIGANTI,Memorie storiche maddalonesi,Maddaloni 1928)