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Carmelitani Scalzi
L’Ordine Carmelitano ha origine in Palestina, l’antica Terra Santa, l’attuale Israele, e più precisamente da quel monte che sovrasta la città di Haifa: il monte Carmelo.
Qui, tra il 1189 e il 1192, si stabilì un gruppo di fedeli cristiani provenienti dall’Europa, probabilmente in concomitanza con la terza Crociata.
Ispirandosi alla grande figura del profeta Elia che abitava questo monte biblico, presso la fonte che porta il suo nome, alcuni Crociati diedero inizio ad una forma di vita solitaria, tutta dedita ad esercizi ascetici, alla meditazione della parola di Dio, alla preghiera e al culto della Madre di Dio.
Allora ed anche in seguito i Carmelitani non riconobbero a nessuno in particolare il titolo di fondatore, rimanendo fedeli al modello di Elia (chiamato da sempre nell’Ordine “dux et pater”), legato al Carmelo dall’episodio citato nel primo libro dei Re 18,20-45 e dalla tradizione patristica greca e latina.
Costruirono una chiesetta che dedicarono a Maria, Madre di Gesù, svilupparono il senso di appartenenza alla Madonna come Signora del luogo, ne presero il nome e trasferirono a Lei gli attributi soliti a darsi al fondatore e patrono.
Essi chiesero a Sant’Alberto, Patriarca di Gerusalemme, di scrivere per loro una Regola di vita (Formula Vitae) tra il 1206 e il 1214, in conformità al loro ideale, cioè vivere in ossequio a Gesù Cristo con cuore puro e retta coscienza. E fu così che S. Alberto di Gerusalemme redisse per i Carmelitani il primo testo della Regola.
La Regola di Sant’Alberto e l’esperienza vissuta dai Carmelitani diedero una forma definitiva al carisma che si incarna nel cuore della Chiesa attraverso un intimo rapporto con Dio e, nel contempo, attraverso il dinamismo dell’attività missionaria.
Nel 1237 gli eremiti furono costretti a lasciare la loro dimora sul Monte Carmelo e a stabilirsi in Europa.
I Carmelitani che vivevano la vita marianiforme in Terra Santa, giunti in Europa dovettero rivedere il loro stile di vita per adeguarlo agli Ordini mendicanti già esistenti. Questo cambiamento da Ordine eremitico a mendicante portò l’Ordine a snaturare il carisma originario di vita contemplativa, attraverso anche successive integrazione della Regola
Santa Teresa d’Avila, mossa dallo spirito di perfezione, intraprese l’arduo compito di riportare l’Ordine al fervore e al carisma delle origini.
Essa, come possiamo leggere nella “Vita” al cap. 32 punto a, mette in risalto come la Regola non venisse più osservata nel suo primitivo rigore, spesso addirittura le monache trascorrevano tempo altrove, fuori dal convento.
La Santa Madre Teresa si documentò circa la Regola primitiva e decise, in seguito ad una visione, di fondare una nuova comunità della quale avrebbe risposto personalmente.
Il 24 agosto 1562 venne fondato ad Avila il primo monastero dedicato a San Giuseppe e ne seguirono altri 16 disseminati in varie regioni della Spagna.
Nel 1566 la santa ottenne da padre Giovanni Rossi, padre generale dei carmelitani che aveva ricevuto da papa Pio V l’incarico di riformare l’ordine, l’autorizzazione a fondare due conventi maschili di frati detti “riformati” o “scalzi”. Teresa affidò al giovane frate Giovanni della Croce l’incarico di fondare il primo dei conventi maschili a Duruelo. Quattro anni più tardi le molte vocazioni avevano già permesso la fondazione di un collegio ad Alcalá de Henares per lo studio della riforma (diretto dallo stesso Giovanni della Croce) e di altri due conventi ad Altomira e a La Roda-Cuenea.
Nel 1587 papa Sisto V eresse la riforma a congregazione autonoma all’interno dell’ordine carmelitano con a capo un vicario generale.
Nel 1593 papa Clemente VIII diede totale autonomia al nuovo ordine separandolo definitivamente dall’Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo.
A questo punto la santa meditò di introdurre questa nuova Regola anche tra gli uomini e, grazie anche alla figura di San Giovanni della Croce, fondò il primo convento di Carmelitani Scalzi a Durvelo (1568). In seguito coloro che hanno percorso e riflettuto sui cambiamenti avvenuti, li hanno intesi come frutto della sua opera: nasce quindi il termine di “Riforma Teresiana”.
I carmelitani scalzi uniscono alla vita contemplativa, condotta a imitazione della Vergine, la pratica di opere di apostolato, soprattutto missionario.