Beata Giuseppina di Gesù Crocifisso
La santità di Dio ha visitato la nostra Provincia attraverso la vita bella del Vangelo della Beata Sr. M. Giuseppina di Gesù Crocifisso (+14 marzo 1948). Come non ricordare i racconti di tanti nostri Padri che l’hanno conosciuta e che sempre hanno serbato un ricordo vivo e grato della Sua amabilità e della testimonianza coraggiosa della sequela di Gesù? Come non fare memoria delle tante visite fatte da tanti di noi, ancora giovani frati, al monastero dei Ponti Rossi per parlare con la Madre Giuseppina o, semplicemente, per sentire la sua presenza e la bellezza della vita passata, quasi come un testimone, nella vita bella di tante sorelle? L’intreccio di questi ricordi e di quello che Ponti Rossi significa per tutti noi, fa la storia di una relazione che mi auguro possa sempre più tramutarsi in dono meraviglioso e speranza viva per la Provincia.
Il ricordo, però, rappresenta per noi come un memoriale, riveste una portata che non è solo pensiero rivolto all’indietro, ma impegno di conformazione e di trasformazione della propria vita nel presente. Il memoriale, infatti, non ha solo forza attrattiva, ma coinvolge, ti rende compresente all’evento, crea come una forma di partecipazione profonda tra la tua vita e quello che il memoriale rappresenta. In questo senso possiamo realisticamente credere che la testimonianza della Beata Sr. M. Giuseppina è impegno di santità, di vita buona del Vangelo soprattutto per noi frati, monache e laici dell’OCDS della Provincia di Napoli. Questa singolarità non rappresenta un privilegio, ma deriva proprio dalla comune e condivisa partecipazione al carisma Carmelitano teresiano in questa Circoscrizione dell’Ordine e in questa parte di Chiesa. Anzi, è proprio questo nostro ricordo vivo che portiamo di Lei -come Carmelitani Scalzi- che produce come una espansione ecclesiale della sua stessa vita e della sua testimonianza, fino a rendere quel ricordo vitale un dono che non ci appartiene, perché dono per la Chiesa, per l’umanità.
La Beata Sr. M. Giuseppina è stata una donna che ha prestato attenzione alla gente, che sentiva come parte di se stessa, della sua vocazione e missione. La vita buona del Vangelo l’aveva portata a capire che Dio non può essere felice mentre il mondo langue: “La mia felicità è far contenti gli altri, sollevarli, aiutarli”. Aveva capito che il cuore stesso del cristianesimo è la carità e che pertanto, come ricorda il S. Padre Benedetto XVI nel Messaggio per la Quaresima 2012, la vita cristiana esige: “l’attenzione all’altro, la reciprocità e la santità personale”.
Mi sembra che queste tre coordinate racchiudono qualcosa di quello che la Beata M. Giuseppina è stata per la sua città, la nostra Provincia religiosa e per la stessa Chiesa.
Lei ha vissuto la responsabilità verso i fratelli prendendosi cura di ogni persona che bussava alla porta del monastero, si è sentita custode dei suoi fratelli (Gen. 4,9). “Anche oggi Dio ci chiede di essere <custodi> dei nostri fratelli, di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione al bene dell’altro e a tutto il suo bene… Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, così come la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012).
Lei ha vissuto il dono della reciprocità in mezzo ad un mondo lacerato dalla guerra e dalla povertà, mentre la società del suo tempo, come la nostra, sembrava sorda non solo alle sofferenze fisiche, ma anche a quelle spirituali e morali della vita. La <custodia> della memoria che la Beata Sr. M. Giuseppina ha avuto verso gli altri ci deve portare a vivere in comunione, legati gli uni agli altri come membra di un solo corpo. “Ciò significa che l’altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012).
Lei ha vissuto la santità come un camminare davanti a noi. “L’attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore, <come la luce dell’alba, che aumenta lo splendore fino al meriggio> (Pr. 4,18), in attesa di vivere il giorno senza tramonto di Dio” (Benedetto XVI, Messaggio per la Quaresima 2012). Il suo camminare dinanzi è stato come un mostrarci la via. La Beata M. Giuseppina non si è mai risparmiata, non ha conosciuto la scienza del calcolo: “Il mio riposo consiste nel servire, aiutare, sopportare”.
Solo chi decide di vivere il quotidiano in questo modo, da battistrada, può capire che la carità è il ministero dell’inquietudine e della felicità che si fa attenzione all’altro, del volto bagnato dalle lacrime della gioia e della sofferenza condivisa, il ministero della passione per il Regno che spinge la vita a tendere alla “misura alta” (Giovanni Paolo II, Lett. Ap., Novo millennio ineunte, 31).